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Un ultimo bacio

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-Stella, c’è uno al bar che ti vuole.- annunciò Sam.
-E chi è?!?- chiese curiosa a suo fratello. Poi: -Sam, vado; tu guarda dov’è il babbo, per favore, e se necessario vieni ad avvisarmi, va bene?-
Fece un cenno a sua cugina Antonella perché la seguisse e si avviò fuori dalla sala del banchetto, verso il bar; lì c’era Carlo ed il cuore iniziò a batterle sempre più forte. Per la felicità nel vederlo, ma soprattutto per il timore che suo padre lo vedesse. Perché considerava sua figlia troppo giovane anche solo per pensarle certe cose!
-Ciao Carlo. Sono felice di vederti…ma che ci fai qui? Come hai saputo che eravamo qui?-
-Un uccellino me l’ha detto. Come va la festa? Ti diverti?- le chiese sorseggiando una birra.
-Mi diverto, va tutto bene. Ci sono i miei cugini a rallegrare la cena. Ma dovevi dirmi qualcosa?-
Carlo assaporò un sorso di birra socchiudendo gli occhi, poi la guardò intensamente, infine le confessò: -Mi fai uscire pazzo! Non sopporto il fatto che te ne vai, non sopporto l’idea che non posso farci niente, ma proprio niente!- e bevve tutta la birra che aveva nel bicchiere.
-Ma che fai? Vuoi ubriacarti? Perché bevi così? Non serve a niente, non cambierai le cose e sapevi fin dall’inizio che sarebbe andata così. E lo so, quando arriva il momento fa male lo stesso. Lo so bene anch'io...- ammise Stella allungando una mano e sollevandogli il mento per guardarlo negli occhi, occhi persi nel bicchiere vuoto, quasi a cercare una soluzione fra i lembi di schiuma che adornavano il vetro come i merletti sulle finestre. Fu sorpresa nel vedere lo sguardo annebbiato di Carlo annaspare sul suo volto, farsi duro, infiammarsi di un rosso acceso e brillare fra le lacrime trattenute.
-Non te ne andare…non farlo! Sono stato di nuovo troppo bene con te…Domani ce la farai ad uscire per vedermi e salutarmi? Non penso. Sono venuto qui per questo. Voglio un ultimo bacio…- disse Carlo.
-Ma sei matto? Matto del tutto! Qui, pieno zeppo di parenti, con mio padre dietro l’angolo? Non esiste! Non posso!- protestò Stella.
Carlo le si avvicinò minaccioso, ma una mano lo fermò. Era Matteo. Aveva notato che sua cugina stava parlando con un ragazzo che ingurgitava birra, così era rimasto nei paraggi per controllare la situazione ed intervenire nel caso si fosse presentato un problema: non si poteva rischiare che qualcosa o qualcuno rovinasse la festa di Davide, il primo della grande famiglia che si era sposato.
-Ciao. Ascolta, adesso ti calmi e vieni fuori con me…Non vorrai che Stella si arrabbi, perda rispetto per te e non voglia più vederti quando tornerà le prossime volte- lo redarguì Matteo.
Carlo comprese, addolcì lo sguardo, abbozzò un sorriso amaro, quindi salutò Stella attardandosi a fissarla come fosse l'ultima volta e seguì Matteo fuori dal locale.
Antonella le si avvicinò, le strinse un braccio per mostrarle comprensione e restò con lei quando volle andare a controllare cosa stesse accadendo fuori. Matteo e Carlo stavano parlando tranquilli, poi suo cugino diede una pacca sulla spalla al suo interlocutore e i due si salutarono.
Stella sospirò e appoggiò una mano su quella di sua cugina, pienamente intenzionata a far sparire quel velo di malinconia e tornare, per quanto possibile, serena alla festa di nozze.
-Dopo quasi due anni...- Il pensiero la trasportò indietro nel tempo, a quell'estate durante la quale conobbe Carlo; a quando, dopo un lungo corteggiamento, si lasciò baciare, con il sole rosso acceso del tramonto che accendeva le sue guance di ragazzina inesperta. Perché era il suo primo vero bacio, la prima volta delle farfalle nello stomaco, sensazione che avvolse piacevolmente tutta se stessa.
Stella abitava al nord, a chilometri e chilometri di distanza e per quanto entrambi fossero presi l'uno dall'altra, sapevano che, con la fine dell'estate, non potevano pensare di promettersi un futuro insieme. Lei partì alla fine della stagione per tornare a casa e non lo rivide più, né quando tornò per le vacanze di Natale, né per quelle di Pasqua, né oltre. Fino a due settimane prima, quando, a passeggio per il paese con le cugine ridendo per i molteplici tentativi di approccio dei ragazzi del paese, se lo ritrovò davanti, in compagnia di amici. Le sorrise, lei ricambiò, ma non proferirono parola, visibilmente imbarazzati; Linda le toccò un braccio in segno di coraggio, ma lei non riusciva a pronunciare neanche una sillaba.
-Ciao Stella- disse deciso Carlo e Stella si sbloccò. Iniziarono a parlare allontanandosi piano piano dagli altri; gli argomenti divennero sempre più intimi, lui finì con l'abbracciarla.
Stella si irrigidì, sciolse quell’abbraccio con Carlo, divincolandosi piano piano e gli disse: -Sei stato e sei molto importante per me, sei il mio primo vero ragazzo. Mi fa un gran bene questo tuo interesse, ma stare di nuovo insieme non ha senso: vivo lontano, ed è già questo un ostacolo, lo abbiamo visto; poi sono innamorata del mio secondo ex ragazzo e fra tre giorni riparto, quindi …-
-Ma torni a luglio…Posso aspettare, che ci vuole! Sono appena due mesi e mezzo!- incalzò il ragazzo. -E tu pensi che io riesca a vivere tranquilla per tre mesi lontana e tu con tante ragazze in giro, vicine…no, no! Non fa per me. Comunque, te l’ho detto, sono innamorata.-
-Sì…di uno che non ti vuole più! Io, invece, mi butterei nel pozzo per te!- si infervorò Carlo. A Stella sfuggì un sorriso sarcastico e lui, risentito, si allontanò. Stella lo chiamò un paio di volte invitandolo a raggiungerla e finalmente Carlo si fermò, si ricompose e con un gran sorriso tornò sui suoi passi. Fu quel sorriso, in quel momento, che la spinse a decidere di prendere la vita con più leggerezza. Ma sì! Aveva quindici anni, in fondo, e poteva anche permettersi di vivere alla giornata. Al bando pensieri, riflessioni, valutazioni, abbracciò il suo pazzo spasimante promettendo che sarebbero stati insieme fino alla sua partenza, poi…che andasse pure come doveva andare. Non vivevano certo su una nuvoletta rosa, conoscevano la loro realtà...i patti erano chiari. E Carlo in quei giorni la coprì di attenzioni, fu molto protettivo e soprattutto molto divertente; fece buon viso ogni volta che lei frenava i suoi tentativi di spingersi oltre gli abbracci ed i baci; accettava di buon grado quei limiti, diceva, pur di trascorrere con lei quel tempo a disposizione.
Quei pochi giorni insieme volarono tra le risate, gli scherzi, le passeggiate con gli amici, le cugine e i cugini e la ricerca di luoghi sicuri, lontano da sguardi indiscreti, per stare anche da soli.
Stella viveva con l'orecchio teso per capire se Carlo fosse in girata attorno alla casa dove era alloggiata, quella di sua zia Carmela; il rombo della vespa era il segnale per dirle che stava pensando a lei, che stava aspettando lei, che lui era libero di incontrarla. Un'occhiata d'intesa con Linda o Antonella e lei si precipitava ad una finestra o in terrazza per mostrarsi al ragazzo e fargli il cenno concordato per -Sì, esco...- oppure -Non esco adesso-. Con le dolci palpitazioni che quegli episodi le provocavano rientrava e si attivava per organizzare la passeggiata, utile ad incontrarlo.
Quei giorni erano finiti. Con il matrimonio di Davide si era concluso il periodo di ferie straordinario che l'aveva riportata al sud. Il giorno seguente, infatti, partì con la famiglia, senza rivedere Carlo. Lasciò alla cugina Antonella il compito di salutarlo da parte sua, con le sue scuse per l'ultimo bacio non dato.
Tornava alla sua vita, piena di scuola, libri, interrogazioni...Non aveva alcuna voglia di tornarci. Nessuno, là, desiderava stare con lei come lo desiderava Carlo in quel momento. Ma sarebbe andata avanti, avrebbe continuato il percorso di riscatto appena iniziato insegnando al suo cuore a guarire dall'amore che ormai non era più corrisposto. E tutto sarebbe andato bene.



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